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Recensione “La quinta stagione” di N.K. Jemisin

Buongiorno miei carissimi readers!
Ormai ci abbiamo preso gusto con i libri molto complessi, anche quest’oggi vi presento un libro molto particolare!

Titolo: La quinta stagione
Autore: N.K. Jamisin
Genere: Distopico – Fantascienza
Editore: Mondadori fantastica
Pagine: 349
Data di uscita: 30 aprile 2019

Disponibile sia in ebook che in versione flessibile
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È iniziata la stagione della fine. Con un’enorme frattura che percorre l’Immoto, l’unico continente del pianeta, da parte a parte, una faglia che sputa tanta cenere da oscurare il cielo per anni. O secoli.

Comincia con la morte, con un figlio assassinato e una figlia scomparsa.

Comincia con il tradimento e con ferite a lungo sopite che tornano a pulsare.


Un libro che tratta temi delicati, un libro estremamente un complesso. Un distopico che potrebbe essere il nostro futuro.

Iniziamo dicendo che il genere ufficiale si muove tra fantascienza e distopico, ci troviamo in un mondo post apocalittico che viene chiamato “Immoto”, la terra è stata distrutta da fenomeni naturali, soprattutto i terremoti e le persone che la abitano adesso si trovano in equilibrio precario, attendendo il prossimo avvenimento che potrebbe schiacciarli.

Il tempo è scandito da stagioni, ma non fatevi ingannare dal termine, non sono le stagioni per come le abbiamo sempre conosciute e considerate noi, ma una stagione può durare un centinaio di anni.
In questo momento si trovano nella quinta stagione, anche detta la stagione della morte. Questo perché è la peggiore in assoluto.

Inverno, primavera, estate, autunno; la quinta è la morte, e di tutti decide la sorte.

Antico proverbio.

La società in cui vivono è molto astiosa, non sembra che ci possa essere spazio per i sentimenti. Sono organizzati in maniera rigida in gerarchie e chi non sta ai comandi è portato alla morte. Il mondo è diviso in piccole città, niente a che fare con le metropoli che conosciamo oggi.
Per loro non esiste una terra clemente, una terra madre, ma un padre terra.
Una particolarità di questa civilità sono gli Obelischi, degli oggetti misteriosi e particolari che sembrano contenere dentro sé stessi un grosso potere.

Il padre terra ragiona in ere, ma non dorme mai e poi mai. E non dimentica.

Oltre agli umani, costretti continuamente alla fuga ci sono altre due categorie di persone, i Mangiapietra e gli Orogeni.
I mangiapietra non seguono nessuna legge imposta dalla società, loro riescono a vivere spostandosi nella pietra e mangiano anche essa. Al contempo, gli orogeni sono creature complesse, sono in grado di rilevare una scossa sismica e di farla cessare, di evitare che un vulcano erutti. Ma se non gli vengono insegnate le basi gli orogeni possono anche fare l’esatto opposto, distruggere, provocando scosse sismiche.

Al pensiero di essere stata anche trasportata da quella creatura, trascinata sotto miglia di roccia e oceano, non può fare a meno di rabbrividire. Un mangiapietra è qualcosa che sfida la ragione, come l’orogenia, o qualsiasi altra cosa che non può essere misurata e prevista in modo logico.

E’ proprio per questo che l’impero ha deciso di tenerli sotto controllo, farli diventare quasi schiavi, nessuno può utilizzare l’orogenia senza restare impunito. Solitamente i capi cercano di scovarli da bambini e di istruirli al fulcro, una particolare scuola che insegna la disciplina e le arti dell’orogenia. Ad ogni orogeno viene affidato un custode che avrà il compito di tenerlo sotto controllo e se è il caso anche di fargli del male. Crescendo dovranno lavorare per l’impero, che li premierà con degli anelli, che stanno a significare il loro grado di controllo nei confronti della terra. Saranno obbligati anche a riprodursi con le persone che gli vengono indicati dal fulcro.

«La realtà dei fatti, Damaya, è che tu non sai controllarti. Non è nella tua natura. Sei come il fulmine, pericoloso se non viene catturato da fili metallici. Sei fuoco.. di certo una luce calda in una notte buia e fredda, ma anche una deflagrazione che può distruggere tutto sul suo cammino…»

Adesso che abbiamo una panoramica chiara di quello che è il mondo creato dalla Jemisin possiamo passare ai personaggi, sono tre, Damaya, Syenite e Essun, tre donne estremamente forti, tutte e tre praticano l’orogenia, Damaya è la più giovane, viene denunciata dai suoi genitori al fulcro ed un custode la viene a prendere e la porta con sé. Una volta arrivata a destinazione dovrà imparare la disciplina e stare agli ordini imposti. Essendo una ragazzina sveglia e molto intelligente molto presto imparerà quel che serve per sopravvivere in quell’ambiente malsano.
Syenite è stata senza dubbio il personaggio che ho preferito, è una quattro anelli, costretta a riprodursi con Alabaster, il più forte orogeno esistente, lui è l’unico dieci anelli. Insieme affronteranno un viaggio che porterà Syenite ad aprire gli occhi, Alabaster le farà rivedere tutte le sue priorità, il viaggio li metterà di fronte a scelte e situazioni pericolose.

«Non vuoi essere solo… umana?»
«Noi non siamo umani.»
«Sì. Noi. Lo. Siamo.» Il suo tono diventa violento. «Non me ne frega un cazzo di ciò che ha stabilito il consiglio di Vattelapesca di grandi, importanti stronzi o di come classificano le cose i geomestri e di nient’altro del genere. Che noi non siamo umani è solo la balla che si raccontano per non sentirsi in colpa per come ci trattano.»

Alabaster & Syen

Ultimo personaggio ed anche quello in cui mi sono ritrovata meno è stata Essun, una persona distrutta dalla vita, che ha perso tutto ciò che aveva, tra cui un figlio e che adesso ha un unico desiderio. Vendicarsi del marito.
Seguiremo questi tre personaggi lungo il loro cammino che li porterà in lande desolate e distrutte, tra obelischi, mangiapietra e orogeni.

La Jemsin ha creato un mondo a tratti eccessivamente complesso ma che colpisce per la sua straordinarietà.

Lo stile narrativo è eccessivamente descrittivo, comprendo che è assolutamente necessario, considerato la complessità e la ricchezza del worldbuilding, ma può portare il lettore a perdere il filo del discorso. Ci sono intere pagine di dettagli e il primo centinaio di pagine serve per ingranare ed entrare nel vivo della storia.
Per chi è amante della scrittura di King apprezzerà moltissimo questo libro.
Il libro è strutturato in capitoli alternati per ogni personaggio, la scrittrice ha preferito l’uso della terza persona, variando tra quella passata e quella presente.
I capitoli più difficoltosi sono stati senza dubbio quelli di Essun, dove abbiamo una seconda persona singolare, il narratore parlava direttamente con la protagonista. Un modo particolare di scrivere.

La Jemisin affronta degli argomenti davvero importanti, tra cui quello del cambiamento climatico e dell’oppressione. Entrambi sono trattati davvero bene.
Ho avuto l’impressione che l’autrice volesse descrivere il nostro futuro, quello a cui saremo costretti se non iniziamo a cambiare le nostre abitudini. Ha messo il tutto in una cornice fantasy che permette al lettore di comprendere e di fare più sue le teorie che vengono dettate e forse potrebbe essere utile anche un libro del genere per fare cambiare idea alla gente sul loro modo di fare.
Per quanto riguarda l’oppressione, anche in questo caso la scrittrice ci vuole passare un messaggio, quello che è successo prima e da cui sfuggiamo anche oggi, potrebbe tornare. Gli orogeni sono oppressi dai custodi che al contempo sono oppressi dal fulcro.

Il libro in sé richiede una buona dose di concentrazione, bisogna immergersi completamente nella lettura e non farsi distrarre da nient’altro. Non è da prendere alla leggera, ma è sicuramente una lettura affascinante e importante.
La Jemisin ha creato un mondo che merita di essere letto, con qualche difetto, perché alcune spiegazioni sono mancanti e i dettagli sono corposi ed a volte inutili ma sicuramente lo consiglierei a tutti gli amanti della fantascienza.


Voto:

Ringrazio la Mondadori per la collaborazione!

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